venerdì, marzo 19, 2010

Vittoria: CIVICA "salva" le case basse

Una villetta destinata a sparire con le norme in vigore prima della delibera
Delibera variante al Piano Regolatore approvata dal Consiglio Comunale
E' passata ieri sera a maggioranza la delibera di variante parziale al Piano regolatore ed è passata con il voto favorevole di CIVICA. Dopo anni di incremento edilizio, assistiamo al primo parziale passo indietro, al primo cambio di rotta della maggioranza, seppure con molti mal di pancia. Se come ha affermato il sindaco ...
...l'impegno la sua amministrazione l'aveva preso già prima delle elezioni, è anche vero che quell'impegno e neppure il suo programma di governo prevedeva un intervento per salvare le casette con giardino dalla distruzione. Intervento previsto invece dal programma elettorale di CIVICA e invocato a gran voce dal giorno dopo le elezioni sia attraverso una stringente campagna di stampa sia con l'avvio di una petizione popolare che da due mesi abbiamo portato nelle piazze della città, raccogliendo centinaia di firme.
Il rammarico sta nel fatto che così vengono salvate le casette comprese nell'ambito "case basse", ma non quelle comprese nell'ambito "case su strada". Per questo la nostra mobilitazione continua come prima e più di prima, affinchè al più presto si dia inizio ad una variante che metta fine anche alla distruzione delle casette che restano fuori dal cambio di normativa approvato ieri sera.
Di seguito pubblico l'intervento che ho letto in consiglio comunale e da cui emerge chiara la posizione di CIVICA.
Intervento in Consiglio
La delibera di variante al Piano regolatore che viene messa in approvazione questa sera rappresenta, dopo dieci anni di cementificazione selvaggia e di consumo di aree agricole, il primo seppur timido e tardivo passo nella direzione opposta. Timido perché incide pochissimo sull’esagerato indice medio di cubatura che il piano concede. Tardivo perché arriva quando quasi tutti i buoi sono fuggiti dalla stalla.
La riduzione di un piano negli edifici residenziali sul numero ammesso dal Piano regolatore, in assenza di una riduzione complessiva della cubatura, di fatto rende l’intervento poca cosa e in qualche caso potrebbe addirittura aggravare l’impatto ambientale delle nuove costruzioni. Questa norma che attua la delibera d’indirizzi approvata dal precedente consiglio comunale, una delibera preelettorale, appare ora come allora più un espediente propagandistico per mettere a tacere la cattiva coscienza e dare una qualche risposta alle critiche generalizzate da parte dei cittadini che per risolvere concretamente il problema dell’eccesso di costruito degli ultimi dieci anni. La riduzione poi generalizzata del numero di piani fatta con l’accetta senza tener conto dei diversi ambiti territoriali la dice lunga sull’approssimazione con cui si sta agendo. Inoltre la riduzione di un piano non risolve la negatività rappresentata dai cinque piani delle “case su strada”, mentre appare inutile per esempio su corso Francia dove si passa da otto a sette piani. Il rischio concreto di aumentare la sagoma degli edifici a danno di aree verdi, parcheggi, strade, ecc. non appare del tutto fugato, nonostante le assicurazioni dei tecnici.
Invece la norma che modifica quella esistente rispetto all’ambito “case basse e case e lavoro” sembra copiata pari pari dal nostro programma elettorale e dalla petizione su cui da alcune settimane stiamo raccogliendo le firme. CIVICA da quando esiste e io personalmente da anni ci battiamo affinché si ponesse termine allo scempio rappresentato da condomini di tre o cinque piani al posto delle casette con orto e giardino che rappresentavano e rappresentano (sempre meno) un tessuto urbano caratteristico distribuito a macchia di leopardo nella città. Un tessuto, guardate bene, che non è solo rappresentato dai meri edifici, ma anche dalle relazioni umane che questi consentono, un patrimonio di socialità che testimonia da sempre la più vera e autentica collegnesità. Se io oggi mi sento un collegnese al cento per cento e amo questa città dove vivo da circa 15 anni, è soprattutto grazie al fatto che abito in un contesto simile. Questo mondo, per alcuni un mondo arcaico da distruggere, è ciò che ancora fa di Collegno una città con una propria identità e non un anonimo agglomerato urbano di periferia. Quando sarà sparito del tutto insieme ai suoi abitanti, ai negozietti di vicinato, ai circoli e associazioni che lo animano, non avrà più senso mantenere una propria municipalità distinta da Torino. CIVICA è cosa diversa dall’ambientalismo fondamentalista, perciò apprezziamo una norma che da una parte salvaguarda l’esistente ma dall’altra non impedisce quelle ragionevoli modifiche che consentono di adeguare gli edifici alle esigenze di chi vi abita e agli auspicabili interventi di ammodernamento igienico ed energetico. Ha il merito di impedire d’ora in avanti la speculazione che ha fatto sì, come è accaduto davanti casa mia, che si potessero costruire dei veri e propri condomini, per di più orrendi, dove c’era un piccolo orto.
Ma se ci felicitiamo con l’amministrazione per la frase contenuta nella delibera “evitare lo snaturamento del tessuto edilizio consolidato tradizionale del territorio di Collegno”, non riusciamo a capire come sia possibile, una volta acquisito questo livello di consapevolezza e questo punto di vista, salvare la casetta situata nell’ambito “case basse” e condannare alla distruzione una casetta simile solo perché si trova dall’altro lato della strada, perché cade sotto l’ambito “case su strada”. In commissione ci è stato detto che non era possibile con una variante urbanistica parziale andare oltre, che per risolvere anche quel problema come quello delle costruzioni a filo strada – un altro dei temi della petizione di CIVICA – occorre una variante strutturale al piano regolatore che richiede tempi più lunghi. Bene, se davvero si tratta di problemi tecnici, di tempistica, chiedo al sindaco e ai partiti di maggioranza già stasera di assumere l’impegno a partire domani mattina con la procedura per una revisione strutturale del piano regolatore. Una revisione strutturale che sani queste norme da tutti evidenziate come deleterie e che affronti una volta per tutte la questione centrale e cioè la riduzione dell’indice medio di cubatura. Come CIVICA siamo pronti a rivedere il nostro atteggiamento critico verso la maggioranza e a sostenerla se finalmente si dovesse imboccare questa strada con coraggio e senza perdere più un minuto di tempo. Sappiate, comunque, che da domani sarà questo il contenuto della petizione che sottoporremo alla firma dei collegnesi.
Vorrei soffermarmi sugli altri aspetti della delibera.
Per quanto concerne l’obbligo di Strumento Urbanistico Esecutivo per tutti gli interventi che prevedono ricomposizione o scomposizione fondiaria, se non si stabiliscono delle regole oggettive, mi pare che di per sé non garantisca proprio niente, visto quanto si è riusciti a fare sino ad oggi in situazioni in cui era previsto uno strumento urbanistico esecutivo (Vedi Elbi e tanti altri).
Per quanto concerne la trasformazione della Cascina di Gran Croce da didattica a sociale, ritengo che sia una modifica che rende possibile la riqualificazione di un’area alquanto malmessa e che apre interessanti prospettive di coltivazioni a filiera corta, anche se la vicinanza al traffico della Statale 24 può lasciare adito a qualche perplessità circa la possibilità di produrre dei prodotti biologici. Il fatto poi che stiamo parlando di una proprietà costituita da una cooperativa sociale, ogni possibilità di sviluppo e quindi di lavoro anche a favore di persone diversamente abili, rappresenta una prospettiva decisamente positiva e da sostenere. Le rassicurazione poi pervenute ieri da parte del dirigente arch. De Cristofaro circa i vincoli che garantiscono comunque un utilizzo ad area a servizi pubblici e che non può essere venduta ad altri che non sia il Comune che gliel’aveva ceduta, non fanno che fugare ogni dubbio residuo.
Una critica però mi sento di fare, una critica direi “strutturale”. Anche in questa occasione la notizia dei provvedimenti, i documenti, i chiarimenti sono arrivati ai consiglieri di opposizione (ma solo dell’opposizione o anche della maggioranza visto che avete chiesto di iniziare i lavori del Consiglio con un quarto d'ora di ritardo per ulteriori vostre consultazioni?) al limite o fuori tempo massimo. Chiedo al sindaco: si tratta di un ritardo riconducibile alla scarsa efficienza degli uffici o ad una precisa scelta politica dell’amministrazione finalizzata a mettere in difficoltà le opposizioni e il Consiglio comunale tutto? Non so cosa sia meglio augurarsi. Se fosse vera la prima, le chiedo di provvedere. Se fosse vera la seconda, questo sarebbe un segnale di estrema debolezza politica della maggioranza, nonostante i numeri dicano il contrario. Se la forza dei numeri fosse anche forza politica nulla impedirebbe non solo di farci conoscere per tempo i contenuti delle delibere e le relative documentazioni, ma addirittura farci partecipare almeno nelle battute finali alla fase di elaborazione. Ditemi di che cosa avete paura? Perciò smettetela con le commissioni convocate all’ultimo minuto utile, perché date adito al sospetto che ci sia qualcosa da nascondere. E non rifugiatevi, per favore, nella scusa che si tratta di prerogative della maggioranza da difendere.
Infine per quanto concerne il punto 6 ho presentato un emendamento che ne chiede lo stralcio, proprio perché sono venute meno le informazioni che chiariscano in che cosa consiste la variazione, di che tipo di rifiuti si tratti e quali modalità di stoccaggio. Quanto è accaduto nel Lambro, quanto accaduto oggi a Volpino non possono lasciarci tranquilli. (L'emendamento è stato poi ritirato dopo che l'assessore Barbara Martina ha spiegato e fugato i dubbi esistenti)
Giovanni Lava